Dieci giorni fa ci ha lasciato Guido Vestuti: avvocato, protagonista della società civile comasca, studioso e uomo buono. Su imbeccata del suo amico Gianfranco Miglio, Vestuti nel 1989 curava questa raccolta di scritti di Hayek e Mises nella collana Arcana Imperii di Giuffré: una iniziativa editoriale straordinaria, nella quale Miglio aveva pubblicato alcuni gioielli che contribuirono ad aggiornare la cultura italiana nelle scienze sociali (da Sieyès agli scritti di Carl Schmitt su Thomas Hobbes a testi contemporanei, come un importante volume di Lorenzo Ornaghi sul concetto di interesse e I concetti del federalismo di Marco Bassani William Stewart e Alessandro Vitale, tutt’ora un riferimento sul tema).
La collana si richiamava al realismo politico e in quel filone il libro collocava gli economisti austriaci. Nella sua breve ma densa introduzione Guido Vestuti segnalava come Ludwig von Mises riaffermasse “il primato dell’azione umana contro costruzioni puramente mentali, che non trovano riscontro nella realtà se non attraverso una pura creazione metafisica”. Il contributo cruciale degli austriaci era “distruggere l’impostazione mitica” che stava dietro a espressioni di uso corrente nel vocabolario degli economisti e dei politici e che tuttavia non sono che “delle pure forme di ideologismo”.
I nemici di Hayek e Mises, per Vestuti, erano quei teorici che “hanno soffocato la teoria in un guazzabuglio inestricabile di formule”.
L’anno successivo usciva finalmente in italiano Socialismo di Ludwig von Mises e, grazie alla leadership intellettuale di Dario Antiseri e Lorenzo Infantino, si apriva nel nostro Paese una breve stagione di curiosità per questi autori.
Il volume di Vestuti aveva dato la prima spallata. Guido era un gentiluomo di un’altra epoca, un professionista con vasti interessi culturali. A esergo della sua antologia aveva messo una bella citazione di Ortega y Gasset: più che un vezzo, un indizio.
Il realismo politico di Ludwig von Mises e Friedrich von Hayek, a cura di Guido Vestuti, Milano, Giuffré, 1989, pp. 636