“Un disco volante non può atterrare a Lucca”. La frase è attribuita a Carlo Fruttero e Franco Lucentini, all’epoca al timone di Urania e apparentemente convinti che non ci fossero grandi spazi per una “via italiana” alla science fiction. Ma in un Paese dove si pensava che la letteratura di genere, e dunque inevitabilmente “d’evasione”, dovesse starsene nel suo cantuccio, intrattenimento di modeste ambizioni, F & L hanno scritto almeno un paio di romanzi che dimostrano quanto grande possa essere la “narrativa di massa”, nel loro caso il thriller.
La donna della domenica è del 1972. Il Commissario Santamaria, il gallerista Vollero, l’americanista Bonetto sono incancellabili dalla memoria, e non solo grazie al film con Marcello Mastroianni e Trintignant. F & L costruiscono un giallo intriso di ironia, con personaggi deliziosamente stereotipati che entrano in una Torino dove gli elementi fittizi sono una sorta di trompe-l'œil di ambienti, mondi, culture reali, o che perlomeno lo erano allora, a cominciare dalla Casa Editrice Einaudi.
A che punto è la notte?, uscito sette anni dopo, a me sembra un romanzo ancora più ambizioso. Direi anzi che è uno dei più bei romanzi italiani di sempre. C’è di nuovo il commissario Santamaria, ma anche un editore dalla barba teatrale che insegue le bizze della sua “sensibilità”, un povero studioso bistrattato dai colleghi intellettuali più à la page, una signora bene, una ragazza spregiudicata, un fior di commercialista che fa di conto per la mafia, un vescovo che incarna la pazienza di chi ha duemila anni di storia sulle spalle, un prete eretico, un Potente che non vede nulla di ciò che lo circonda e un vasto campionario di disperati come è inevitabile abitino qualsiasi storia.
E’ una storia corale e l’incastro di punti di vista diversi serve ai due autori per accordare alla perfezione altrettante voci. Ma soprattutto costruisce un marchingegno narrativo che disorienta consapevolmente il lettore, come gli stessi protagonisti, fino al colpo di scena conclusivo, una planata sulla realtà. In queste pagine sfavillanti, Fruttero e Lucentini ci ricordano come noi esseri umani siamo invariabilmente cialtroni, inclini a credere e far credere nelle più vaste e subdole cospirazioni, desiderosi di condividere chissà quale realtà occulta e chissà quale segreto soprannaturale, salvo finire per usarli come scudo per la nostra cialtroneria.
L’avevo letto anni fa, rimanendo inebriato dalla prosa semplicemente perfetta, da queste frasi in cui anche a cercarlo col lanternino non c’è mai un aggettivo zoppicante, un avverbio di troppo, una virgola che forse sarebbe stata meglio una parola prima o una parola dopo. E ovviamente ero stato preso da questa Torino che un po’ esiste e un po’ no, ma con alcuni luoghi perfettamente riconoscibili, perlomeno da chi ha fatto tempo, per dire, a comprare chili di libri sulle bancarelle di Corso Vinzaglio.
L’ho riletto a inizio 2023, per puro piacere. E ricomincerei a leggerlo di nuovo, per il semplice gusto di una storia perfettamente organizzata e di un italiano come lo si dovrebbe scrivere, se non proprio parlare.
Negli ultimi anni F & L, a lungo gravati dallo stigma della diserzione da quell’Impero dell’Impegno, letterario e politico, rappresentato dalla Casa Editrice Einaudi ai tempi dell’Editore Giulio Einaudi, sono stati rivalutati e finalmente considerati per quello che erano: dei grandi scrittori. Ma la rivalutazione non sarà davvero compiuta finché non ci accorgeremo che La donna della domenica e A che punto è la notte fanno parte della letteratura del Novecento che resterà, e questo anche se non sono flussi di coscienza lamentosi, testi vibranti sdegno per le ingiustizie del mondo moderno o editoriali travestiti da romanzo. Di essere rivalutati, beninteso, ai due non interesserebbe granché. Siamo noi che ci perdiamo, dal non leggerli e rileggerli.
Se in queste storie non c’è l’ansia di farci la morale, questo non significa che non vi siano brillanti osservazioni su come funzionano gli esseri umani e gli aggregati sociali in cui essi vivono. Un esempio soltanto.
Nel mestiere dell’investigatore, chiosano F & L, “tu non sapevi quasi mai la tua parte, entravi vestito da Pulcinella e ti toccava fare l’intrepido eroe; irrompevi mulinando uno spadone da Nibelunghi e ti ritrovavi in pieno Elisir d’amore”. Così è la vita: proprio quando hai sguainato la spada e sei pronto a combattere fino alla morte ti accorgi di essere sul set di una commedia.
Fruttero & Lucentini, A che punto è la notte? (1979), Mondadori, Milano, 2020, pp. 688.