Quand’ero bambino, durante le feste, fra Una poltrona per due e La vita è meravigliosa, non poteva mancare il Canto di Natale di Topolino. Diretto nel 1983 da Burny Mattinson, è il mediometraggio che aprì la carriera televisiva di Paperon de’ Paperoni (dopo un corto degli anni Sessanta nel quale Paperone spiegava a Qui, Quo e Qua cosa sia il denaro, una piccola perla di educazione economico-finanziaria animata). Non so quante volte l’ho rivisto. L’adattamento della storia di Charles Dickens ci riporta al primo Paperone, quello uscito nel 1947 dalla matita di Carl Barks. Scrooge McDuck incarna alla perfezione lo stereotipo dello scozzese e una certa idea di quel che serve a diventare un capitalista di successo. Parsimonioso e avido, sembra fatto per accumulare ricchezza: nel senso più autentico del termine, dal momento che nuota fra cumuli di monete d’oro (e qualche castello di banconote).
Dietro Paperone prima maniera, c’è una certa idea dell’accumulazione come fondamentale atto capitalistico. Le ricchezze si costruiscono mattone su mattone, rinunciando asceticamente alla tentazione dei consumi più frivoli (la mia palandrana è quasi nuova, dirà in infinite storie Paperone, l’ho comprata nel 1927) e badando a ogni singolo centesimo (non solo alla mitica numero uno). Sono tratti del carattere degli uomini d’affari che in tutta la nostra storia sono stati considerati pericolosi per la nostra stessa umanità. L’attaccamento alle cose ci rende indifferenti alle persone, il calcolo puntuale dei nostri interessi può persino inaridirci negli affetti. Tant’è che Paperone si dimostra migliore di quel che sembra quando, in buona sostanza, tradisce il suo cliché. Quando abbuona i debiti del povero Paperino, quando si scioglie in presenza dei nipotini, quando, trovato il tesoro agognato in un Paese meno sviluppato lo lascia dov’è e trova un accomodamento diverso con le tribù indigene. Barks scriveva negli anni della decolonizzazione e nelle sue storie ritorna spesso questo messaggio tutto politico: l’Occidente si comporti meglio, nel rapporto con i Paesi più poveri.
Ma proprio la ricerca di tesori che esistono già, di qualche forziere dimenticato dai conquistadores o di preziosi idoli di oro e diamanti, rivela quanto poco di imprenditoriale ci fosse da principio in Paperone. Il personaggio ebbe molto successo e le storie di tesori perduti e missioni avventurose coi nipotini, tutt’ora una costante, erano un modo per raccontare lo spirito allenato a correre rischi del papero più ricco del mondo. Da principio, però, non vediamo Paperone creare ricchezza ma al limite portarsela a casa.
Chi ci ha regalato un Paperone più imprenditoriale è Don Rosa, cartoonist del Kentucky ma di famiglia pordenonese, il quale con la sua The Life and Times of Scrooge McDuck ha calato l’universo dei Paperi nella storia americana. E’ ripercorrendo la vita di Zio Paperone che apprendiamo che se ne è andato dalla Scozia in cerca di opportunità e anche perché affascinato dalle novità e dal progresso che identificava col nuovo mondo. Parsimonioso Paperone lo è sempre, ma Don Rosa ne fa un pezzo del sogno americano e ce ne racconta l’astuzia, l’abilità, l’impegno costante, il gusto del lavoro ben fatto. Ci racconta anche le difficoltà, le baruffe con avvocati e prestatori di denaro, i tranelli di intermediari disonesti come Soapy Slick. L’amore per Doretta Doremì e la famiglia in Scozia “umanizzano” (in assenza di una parola migliore) il riccastro, dimostrando che è un papero né più né meno come tutti gli altri. Ciò che ha, ed emerge storia dopo storia, è un occhio straordinario per le opportunità. Il papero imprenditore è quello che riesce a vedere cose che ad altri sfuggono, a cogliere le potenzialità di un terreno, a immaginare che un’invenzione possa essere utile alla produzione di massa.
Il Paperone di Rosa si colora di sfumature nuove, quelle che lo avvicinano a figure di stampo imprenditoriale. Ha insegnato a milioni di bambini il valore del lavoro duro, della parsimonia, ma anche dell’inventiva, della prontezza imprenditoriale. I paperi sono maestri di vita migliori di tanti altri.
Don Rosa, The Life and Times of Scrooge Mcduck, 1992-1996.