“In collegio, tra i nove e i quindici anni, a Napoleone di Buonaparte fu assegnato un piccolo appezzamento di terreno. Alcuni ragazzi trascuravano i loro giardini, il loro interesse veniva presto meno e così essi venivano invasi dai rovi, ma Buonaparte ne era enormemente orgoglioso (...) Poteva andare a scuola grazie a una borsa di studio, era di famiglia modesta ma aristocratica. Se aveva una piccola somma di denaro, la usava per migliorare il suo giardino, per proteggerlo con recinzioni o arbusti e per coltivare fiori nelle ore di svago”.
Più di trent'anni dopo, dopo aver conquistato un impero e averlo poi perso, Napoleone trovò nel giardinaggio a Sant'Elena “l'ultimo slancio di attività prima di morire”. Il gusto personale per i giardini e l’interesse scientifico per la botanica non sono però solo una nota di colore che unisce gli albori e la conclusione di una carriera come mai ve n’erano state.
Ruth Scurr, già autrice di una biografia di Robespierre con un titolo dei più azzeccati (Fatal Purity), prende questa passione, non poi così periferica, di Bonaparte per farne il filo conduttore di un libro che ne racconta la storia, ma illuminandone questo lato originale e sconosciuto, almeno a chi ha della vita del generale, primo console e poi imperatore una conoscenza superficiale.
L’amore per i giardini era anche, infatti, sostegno a botanici e naturalisti. Dai giardini goduti personalmente (a cominciare da quello del castello di Saint-Claude) al più vasto giardino della scienza, ben rappresentato dal Jardin des Plantes. Bonaparte conobbe il capo giardiniere André Thouin nel 1793 e vi rimase affezionato.
Di solito, leggendo di Napoleone ci si appassiona alle vicende di Fouché e Talleyrand, alle trame di palazzo e al destino dei militari che di volta in volta servirono con lui. In questo libro apprendiamo della sua relazione con gli architetti Charles Percier e Pierre-François-Léonard Fontaine. Scurr dedica ampio spazio anche a un Napoleone di cui non si parla mai: Napoleone in tempo di pace, quello che dopo il Trattato di Amiens si dedica alla promozione delle arti e delle scienze. E’ pur vero che di pace non ne ebbe poi molta, e che il genio militare fa impallidire ogni altro aspetto della sua personalità. Eppure, se con il senno di poi la più duratura eredità dell’epoca napoleonica è quel Codice che tutt’ora resta un riferimento per il diritto, Scurr suggerisce che nell’ambito delle scienze l’appoggio di Bonaparte abbia avuto ripercussioni più vaste di quelle ordinariamente riconosciute. E’ impressionante con quanta attenzione seguisse, e influenzasse, le vicende dell’Institut de France, di cui era membro dal 1797.
Particolarmente rilevante appare la discussione, di cui Scurr dà conto, sull’introduzione della Legion d’Onore per meriti civili e intellettuali. Siamo nel periodo del consolato. Napoleone la argomenta sulla base di osservazioni di tipo “meritocratico”: le grandi qualità che gli uomini del presente ammirano, sostiene, sono quelle della mente. Il capo mamelucco Murad Bey, racconta, non si poteva spiegare come fosse che un uomo “fisicamente mediocre come Bonaparte funzionasse come generale”, poiché non aveva compreso “l’importanza dell’intelletto nel modo francese di far la guerra”. Premiando l’eccellenza intellettuale, si riconosce una forma di “merito” imprescindibile sia in pace che in guerra, sia quando c’è da costruire ponti sia quando lo si bombarda. Nello stesso tempo, Napoleone intuisce che la società post-rivoluzionaria ha bisogno di una qualche metrica di successo che sia, come si dice oggi, “condivisa” e che serva a legittimarne l’élite. “Tutto è stato distrutto, noi dobbiamo avviare il lavoro della creazione”. Coloro che hanno forti sentimenti repubblicani si oppongono: gli onori sono l’anticamera dei privilegi e, introducendone di nuovi, si sta di fatto promuovendo una nuova aristocrazia che significa, sul piano simbolico, aggiustare il tiro nei confronti della vecchia. La Legion d’Onore “passa” al Consiglio di Stato per una esigua maggioranza e poi viene istituita nel 1802. Quanto scrive Scurr della discussione su questo tema ci restituisce, una volta di più, l’impressione della “intensità politica” di quegli anni, la cui influenza sul “dopo” segna, ancora oggi, le nostre vite.
Ruth Scurr, Napoleon: A Life Told in Gardens and Shadows, New York, Liveright Publicizing, 2021, pp. 376