Bruce Caldwell aveva già scritto una “biografia intellettuale” di Friedrich A. von Hayek (1899-1992), nel 2005. Questo libro si intitola in modo molto appropriato A Life e, per quanto sia generoso di dettagli sull’evoluzione delle idee dello scienziato sociale, esplora soprattutto la vita dell’uomo. Sarà la sua biografia definitiva “almeno per una generazione”, come scrivono senza falsa modestia i due autori.
Caldwell infatti si è fatto affiancare da un collega viennese, Hansjoerg Klausinger, per avere il pieno dominio della corrispondenza, dei diari e del contesto culturale del giovane Hayek e della sua famiglia. La biografia arriva sino al 1950: si interrompe insomma con l’arrivo di Hayek al Committee on Social Thought dell’Università di Chicago e soprattutto col divorzio dalla prima moglie Hella.
Quest’ultimo sembra essere l’evento centrale di un’esistenza che ha per il resto ben poco di romanzesco. La più grande avventura vissuta da Hayek risale alla prima giovinezza quando, “ragazzo del ’99”, combatte sul fronte italiano. Da allora la sua è la vita di uno studioso, come ce ne sono molte: pubblicazioni, conferenze, periodi di studio all’estero, la ricerca di una collocazione accademica adeguata.
Dal racconto di Caldwell e Klausinger, emerge un Hayek tanto intellettualmente impegnato e sofisticato, molto più incline a rivedere costantemente le proprie premesse e le proprie idee di quanto non gli concedano i critici (che del resto, con rare eccezioni, lo sono per partito preso e avendo letto sì e no mezzo libro a sua firma), quanto insicuro sul terreno dei rapporti personali, timido, introverso. Caldwell e Klausinger faticano a conciliare questo Hayek “privato” con l’Hayek “pubblico” che essi pure raccontano: un pensatore, cioè, che si prende sulle spalle non solo le proprie, ambiziose, ricerche ma nientemeno che la rifondazione del liberalismo classico nel secondo dopoguerra. E lo fa non solo scrivendo The Road to Serfdom o The Constitution of Liberty, ma anche impegnandosi a tessere una trama di relazioni fra studiosi diversi, spesso tremendamente individualisti e autocentrati, pensando che solo così possano rifiorire valori comuni. Nasce così la Mont Pelerin Society, tutt’oggi la principale associazione di studiosi liberali al mondo.
Timido e introverso, Hayek è anche impacciato nei rapporti con le donne.
E’ innamorato, praticamente da sempre, di una cugina di terzo grado, Helene “Lenerl” Bitterlich. Che in realtà lo ricambia ma, stanca di attendere una dichiarazione formale, sposa un altro. Hayek a sua volta si sposa con un’altra, Helena “Hella” Fritsch, con la quale mette al mondo due figli. Per anni, però, nonostante una routine familiare apparentemente serena, Fritz continua ad amare Lenerl. Un colloquio franco porta i due a prendere un impegno a stare assieme, prima o poi.
Questo poi arriva con la conclusione della seconda guerra mondiale, quando Hayek si appresta a lasciare la London School of Economics e Londra dove si è trascinato appresso la moglie negli anni Trenta, per un impiego negli Usa che gli consenta di mantenere due famiglie (ma una, insiste, a debita distanza). Prova a convincere Hella a una separazione consensuale. Fallisce, si va per avvocati, e il dialogo fra coniugi s’incancrenisce al punto che deve apprendere in tutta fretta l’arte del sotterfugio legale, trasferendosi in Arkansas per divorziare e riunirsi poi con la cugina. Il cui sposo sarebbe pure disponibile a separarsi, a differenza di Hella, ma muore per un attacco di cuore, secondo Caldwell e Klausinger dovuto allo stress della situazione.
Vedendo Hella sull’orlo di un esaurimento nervoso, Lionel Robbins, che era diventato un amico intimo di Hayek (“uno dei tre amici che ho avuto nella vita”) prende le parti della moglie abbandonata e taglia i ponti col vecchio sodale.
Caldwell e Klausinger tendono a guardare questa vicenda attraverso gli occhi di una moglie mai amata, in qualche modo illusa per anni dal compagno, emotivamente fragile e che dal divorzio subì un devastante contraccolpo emotivo. C’è, nelle molte pagine che dedicano al tema, un po’ di delusione per il comportamento del loro paladino. E’ anche una storia che si può leggere in un’altra maniera: come, dopotutto, quella di un amore lungo una vita, per il quale Hayek conquistò un posto al sole impegnando tutte le risorse a sua disposizione.
Il libro che diede notorietà a Hayek, The Road to Serfdom (1944), si dipana a partire da un'analisi delle precondizioni intellettuali del nazismo. Non c’è una riga, in tutto il corpus del suo pensiero politico, che faccia sospettare la più vaga simpatia per il regime hitleriano. Il grande progetto al quale Hayek dedica energie intellettuali ma anche entusiasmo organizzativo, a partire dalla seconda guerra mondiale, è proprio una rifondazione delle idee liberali, per evitare che le istituzioni dello stato di diritto vengano nuovamente scardinate, come avvenuto in Italia e in Germania.
Tuttavia negli ultimi anni la fertile industria degli pseudo-studi sul “neoliberalismo” (neoliberismo in Italia) ha prodotto tesi le più strampalate, costruite cucendo assieme citazioni attentamente separate dal contesto e presunte “scoperte” di ordine biografico, per soddisfare non la curiosità storica ma semplicemente il proprio odio ideologico. Senza polemiche dirette, con garbo e precisione Caldwell e Klausinger sgomberano il campo dagli equivoci, dando opportuna sistemazione a personaggi ed eventi. In particolare modo, descrivono in dettaglio gli scontri epistolari con il fratello Heinz, a un certo punto infatuatosi del Führer e poi oggetto di un processo di de-nazificazione, e simmetricamente dimostrano come sin dagli anni degli studi Hayek si muovesse in una cerchia dove centrale era la componente ebraica.
Il libro di Caldwell e Klausinger è ricchissimo, anzi completo. Gli specialisti non potranno evitare di farvi riferimento in futuro e alcune delle notizie biografiche, finora inedite, illumineranno senz’altro nuove interpretazioni dei lavori di Hayek. Non è però un libro che consiglierei a chi voglia avvicinarsi al pensiero del grande economista austriaco, al lettore colto e curioso che non è uno studioso di professione. Meglio, per quel lettore, il precedente lavoro di Caldwell, Hayek’s Challenge, e forse meglio ancora l’Hayek on Liberty di John Gray: datato ma scritto con cristallina chiarezza.
Bruce Caldwell and Hansjoerg Klausinger, Hayek. A Life 1899-1950, University of Chicago Press, Chicago, 2022, pp. 840.