

Discover more from The curious task
Nel marzo 2021, nel mezzo della pandemia, la Presidente della Comunidad di Madrid Isabel Ayuso convoca le elezioni, interrompendo anzitempo la sua esperienza di governo. Di lì a un paio di mesi, il 4 di maggio, Ayuso riconquisterà alla grande la regione, raddoppiando i propri consensi arrivando a quattro soli seggi dalla maggioranza assoluta. Fra le vittime dell’uragano Ayuso, il leader di Podemos, Pablo Iglesias.
Nel resto d’Europa quello della Presidente sembra un azzardo, e ancor più azzardato impostare tutta la campagna elettorale sulla contrapposizione “socialismo o libertà”. Ayuso aveva cercato, trovando qualche resistenza fra gli allora alleati di governo, di tenere aperta la città, dopo il primo lockdown: mascherina dappertutto, indagini nelle fognature per seguire il virus, lockdown “di quartiere” sì. Le attività, però, dovevano rimanere aperte.
Questa determinazione arriva ad Ayuso da una cultura politica che a Madrid è forte e radicata. “La pratica del liberalismo”, scrive Diego Sánchez de la Cruz, “richiede una cultura e un’etica persistente, capace di evitare identità rigide e fantastiche collettiviste e centrata invece sul valore del singolo individuo”.
Di questa cultura è intrisa la capitale spagnola, il cui tratto distintivo è l’ospitalità. Madrid è una città che vive e lascia vivere e per questo ha accolto e accoglie gli eccentrici del suo Paese, artisti, nuovi movimenti culturali, caso raro di capitale nella quale la vita non è solo e nemmeno soprattutto politica.
Ma conta anche una cultura politica in senso proprio. Questo libro di Sánchez de la Cruz, giornalista attento e appassionato come pochi, è l’utilissima guida per capire un’enclave liberale, costruita negli anni, pur con alti e passi, dalla classe dirigente locale di un partito nazionale (il PPE), che pure si differenzia da decisioni e sensibilità esibite dal medesimo partito al governo della Spagna. Non manca un capitolo sulla strategia Covid di Isabel Ayuso.
Nella sua Prefazione, l’ex Presidente Esperanza Aguirre rammenta che la regione nel 2003, prima della sua esperienza di governo, era la 67ma area d’Europa per PIL pro capite e invece oggi è la 23ma. All’epoca la Comunidad pesava per il 60% degli investimenti esteri in Spagna, oggi per il 75%.
I risultati economici sono stati eclatanti ma ancora di più è sorprendente la solidità di una cultura liberale diffusa, in un territorio importante come quello di Madrid. Aguirre e ovviamente Sánchez de la Cruz ne ricordano il percorso, non facile, dai tempi della Alianza Popular dove Manuel Fraga scelse di dare spazio alla pur minuscola minoranza liberal-liberista, fino al periodo di José Maria Aznar, quando quelle idee divennero strumento di sviluppo per tutto il Paese. Il lettore italiano potrebbe trovare in questo libro una storia destinata a stupirlo: una storia sulle conseguenze delle idee e sul ruolo, imperfetto ma forse imprescindibili, dei partiti politici quali loro veicolo in una moderna democrazia.
Diego Sánchez de la Cruz, Liberalismo a la madrileña, Madrid, Deusto, 2021, pp. 484.