Se avuto modo di vedere quanto ho scritto nelle scorse settimane (qui e qui), non vi stupirà apprendere che Eric Hoffer era fatto per l’aforisma. Interpreta questo genere non come la palestra perfetta per dare prova del suo stile (o, almeno, non solo). Ha soprattutto la straordinaria capacità di distillare saggezza in poche frasi.
La sintesi che obbliga a fare a meno di tutto quel che è di troppo lo aiuta ad andare dritto al nocciolo delle cose. C’è del Montaigne e dello Smith in questi aforismi, e dell’Hoffer in purezza ovviamente, e un buon senso che illumina e rinfranca.
In questi 280 aforismi, Hoffer riflette sulle questioni da sempre oggetto dei suo studi geniali e solitari.
Il “teatro” sociale, la corrispondenza fra atteggiamenti privati e pose pubbliche
Chiediamo a gran voce l'uguaglianza soprattutto negli affari in cui noi stessi non possiamo sperare di raggiungere l'eccellenza. Per scoprire ciò che un uomo desidera veramente, ma sa di non poter avere, dobbiamo trovare il campo in cui invoca l'uguaglianza assoluta. I comunisti sono capitalisti frustrati
Se vogliamo che le persone si comportino in un certo modo, dobbiamo preparare la scena e dare loro uno spunto. ... La finzione è spesso un passo indispensabile per raggiungere la genuinità
Ma anche i “veri credenti” e le ebbrezze ideologiche
Siamo uniti sia dall'odiare in comune che dall'essere odiati in comune
L'odio spesso parla il linguaggio della speranza
La propaganda non inganna le persone, le aiuta solo a ingannare se stesse
E non può mancare qualche meditazione sul senso della vita e dell’esperienza umana, dentro e fuori il recinto della politica
La più grande fortuna di un grande uomo è morire al momento giusto
Il miglior stimolo per correre avanti è avere qualcosa da cui scappare
È la compassione, più che un principio di giustizia, che può proteggerci dall'essere ingiusti con i nostri simili
E’ una selezione minima. Hoffer non sempre sfiora le corde del pessimismo e quando lo fa non se ne compiace, a differenza di un Michalengelo dell’aforisma come Emil Cioran. Tenta l’esercizio più difficile. Prova a prendere gli esseri umani per come sono: e questo significa cialtroni, vittime dell’autoinganno, fanatici, ma anche concreti, generosi, geniali.
A Hoffer, a differenza di quasi tutti i pensatori del Novecento, piace l’essere umano al dettaglio mentre lo spaventa l’umanità all’ingrosso. Ecco perché insegna a diffidare dei “principi di giustizia”, astrazioni proiettate come ombre cinesi sullo sfondo della storia, e a confidare nella potenza della compassione. “Coloro che amano il presente possono essere crudeli ma non davvero malvagi. Essi non possono essere metodicamente e regolarmente senza scrupoli”, come gli infatuati di un qualche grande futuro da costruire e che vi sacrificano volentieri quella cosa minuscola che sembra sempre essere la vita di Anna e di Piero, di Maria e di Giovanni.
Eric Hoffer, The Passionate State of Mind and Other Aphorisms (1955), Titusville, NJ, Hopewell Publications, 2006, pp. 122