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TRADOTTO DALL'INGLESE CON GOOGLR TRANSLATE: Dal punto di vista della Old Republic degli Stati Uniti, una tradizione politica radicata nelle istituzioni decentralizzate, pluralistiche e localmente responsabili dell’America pre-riformata, prima che la sua trasformazione postbellica si compisse definitivamente con l’avvento della cosiddetta Era Neoliberale tra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Ottanta (o, per alcuni aspetti, fino alla fine degli anni Novanta), il racconto del liberalismo proposto da Hayek, così come presentato in questo saggio, solleva profonde obiezioni di natura strutturale e storica.

Innanzitutto, la Old Republic metterebbe in guardia contro la rappresentazione del laissez-faire come esperienza centrale o lascito definitorio della Gran Bretagna ottocentesca, o ancor più, degli Stati Uniti. Contrariamente all’idealizzazione retrospettiva di Hayek, la repubblica americana non conobbe mai una vera era di laissez-faire. Al contrario, sviluppò un sistema di governo economico decentralizzato, caratterizzato da regolamentazioni multiple, controlli regionali sui capitali, dazi utilizzati per favorire la ridondanza e la diversificazione interna, e un mosaico federale di strutture bancarie, assicurative e giuridiche. Queste non erano deviazioni accidentali dal laissez-faire, ma elementi fondamentali di un sistema che garantiva vera indipendenza e prosperità a vaste fasce della popolazione.

Interpretare gli Stati Uniti dell’Ottocento attraverso la lente hayekiana significa ignorare questo pluralismo vissuto. La Old Republic non temeva l’idea di governo in sé; temeva il potere distante e irresponsabile. Ciò che promuoveva era una governance reattiva su scala locale, in cui le comunità disponevano di strumenti per resistere alla monopolizzazione, controllare la politica fondiaria e del lavoro, e progettare autonomamente infrastrutture e commercio. Questo spirito, di sovranità diffusa e di proprietà tutelata non solo dallo Stato ma anche contro gli oligarchi, ha ben poco in comune con l’“ordine spontaneo” astratto di Hayek, o con il fatalismo educato che attraversa i suoi scritti di economia politica.

L’ostilità di Hayek verso il “razionalismo costruttivista” può risultare coerente sul piano teorico, ma la Old Republic noterebbe che il suo stesso progetto, al pari di quello dei suoi rivali ideologici, si basa infine sull’idea che una classe intellettuale elitaria debba definire, difendere e diffondere il concetto di libertà. In ciò egli finisce per riflettere proprio quella tendenza tecnocratica che dichiarava di combattere. Che l’élite sia fabiana o montpeleriniana, la strategia hayekiana, fatta di seminari, fondazione di società e lenta cooptazione di giovani intellettuali, resta a tutti gli effetti una campagna ingegnerizzata. L’ironia non sfuggirebbe alla Old Republic.

Ancor più chiaramente, la Old Republic respingerebbe la visione hayekiana secondo cui il declino della libertà sarebbe imputabile esclusivamente all’eccesso di “ingegneri sociali”. Essa sosterrebbe, piuttosto, che la libertà si deteriora quando le persone reali perdono il potere reale, e quando le istituzioni che un tempo permettevano un controllo democratico sull’economia e la finanza vengono svuotate della loro capacità d’azione. È proprio questo, si potrebbe dire, ciò che accadde in Ungheria, Austria e Gran Bretagna. Non perché i pianificatori esagerarono, ma perché i centralizzatori, monarchi o finanzieri, catturarono gli strumenti del potere, eliminarono le ridondanze e crearono fragilità. Hayek sembra non cogliere pienamente questa dinamica. Parla di idee, non di strutture.

Infine, la Old Republic guarderebbe con profondo scetticismo alla visione romantica che Hayek propone del liberalismo vittoriano. I coniugi Webb furono certamente ingegneri sociali manipolatori, ma il loro successo non fu semplicemente il frutto di cene strategiche. Esso fu reso possibile dai fallimenti precedenti delle élite liberali nel condividere autentico potere democratico con i lavoratori, gli affittuari e i popoli coloniali. Non si può elogiare un mondo in cui la “libertà” era riservata a rentier e industriali, e allo stesso tempo liquidare la reazione popolare a tale esclusione come mera infezione ideologica.

In breve, se la critica di Hayek al potere arbitrario è apprezzabile nella forma, essa manca di radicamento nei meccanismi concreti che, storicamente, hanno sostenuto la libertà. La Old Republic concepiva la libertà come incarnata in strutture: sistemi federali, capitale diffuso, diritto pluralistico e partecipazione popolare tanto nella sfera economica quanto in quella politica. La libertà astratta di Hayek, priva di incarnazione istituzionale, è un fantasma. Può infestare ma non può governare.

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